Anestetici generali

“L’anestesia è quella condizione che rende il paziente insensibile allo stimolo chirurgico” (Oliver Wendell Holmes 1846).
I farmaci anestetici sono quindi farmaci depressivi che causano la parziale o totale perdita della sensibilità dolorifica accompagnata da perdita di coscienza. Si tratta di farmaci con ridotto indice terapeutico (rapporto tra dose letale mediana e dose efficace mediana) che bisogna maneggiare con molta attenzione.

Gli obiettivi dell’anestesia sono:
·         Depressione (globale, ma reversibile) del SNC con perdita della percezione e della risposta agli stimoli esterni
·         Mantenimento dell’omeostasi degli organi durante le procedure chirurgiche
·         Minimizzazione degli effetti potenzialmente deleteri degli anestetici stessi
·         Miglioramento della ripresa post-operatoria

Le caratteristiche dell’anestesia generale comprendono:
·         Incoscienza, depressione dei riflessi ed amnesia (assenza della memoria legata alla fase intraoperatoria)
·         Analgesia
·         Rilasciamento muscolare
·         Controllo delle risposte negative allo stress chirurgico

Un anestetico ideale dovrebbe garantire un’induzione gradevole e rapida dell'anestesia; una ripresa rapida dagli effetti del farmaco; un ampio margine di sicurezza; un’assenza di effetti tossici e collaterali alle dosi utilizzate nella pratica clinica. Tuttavia nessun anestetico possiede tutte queste caratteristiche quando somministrato da solo; per questo motivo si ricorre all’utilizzo di più farmaci per sfruttare le proprietà positive dei singoli e minimizzare gli effetti collaterali.

Fasi dell’anestesia (l’anestesista controlla continuamente le funzioni vitali):
·         Premedicazione
o   Fase caratterizzata da effetti sedativi centrali e di inibizione neurovegetativa, intesi a facilitare l’anestesia (senza abolizione di coscienza). La preanestesia serve a controllare l’ansia preoperatoria; prevenire gli effetti collaterali dell’anestesia (emesi, bradicardia, ipersecrezione salivare); controllare l’attività nervosa riflessa (pazienti ipertesi o cardiopatici); potenziare l’azione dei farmaci anestetici; controllare il dolore preoperatorio (nei pazienti con dolore acuto). È costituita da una associazione di analgesici narcotici (oppioidi), sedativi (benzodiazepine, barbiturici) o tranquillanti fenotiazinici (clorpromazina) o α2-agonisti (preanestesia sedativa), anticolinergici, miorilassanti
·         Induzione
o   È caratterizzata dai seguenti aspetti: perdita di coscienza; mantenimento della pervietà delle vie aeree; stabilità cardiocircolatoria; prevenzione del laringospasmo, vomito e rigurgito. In questa fase il paziente deve essere condotto al piano anestesiologico ottimale (totale indifferenza allo stimolo chirurgico con minima o nulla depressione circolatoria). I farmaci utilizzati comprendono ipnotici, curari, gas freschi (O2, N2O, aria), oppioidi, antiemetici, cortisonici, gastroprotettori
·         Mantenimento
o   Assicura un adeguato piano di anestesia al variare dello stimolo chirurgico. È in questa fase che si realizzano i quattro aspetti fondamentali della anestesia: abolizione dello stato di coscienza (ipnosi); analgesia; rilasciamento muscolare; controllo della risposta allo stress chirurgico. I farmaci utilizzati comprendono ipnotici, curari, gas freschi (O2, N2O, aria), oppioidi, anestetici inalatori
·         Risveglio
o   È caratterizzato dal progressivo recupero neurocomportamentale del paziente, dalla ripresa di un’attività respiratoria spontanea ed efficace, dalla stabilizzazione cardiocircolatoria, dal controllo di rigurgito, nausea, vomito, dolore post-operatorio, brivido. I farmaci utilizzati comprendono gas freschi, antagonisti degli oppiacei e del curaro, anestetici inalatori (scalati gradualmente), ipnotici (scalati gradualmente)
·         Dimissione dalla sala operatoria

I farmaci anestetici si dividono in due grosse categorie
·         Anestetici per via parenterale (barbiturici, propofol e chetamina adiuvati dalle benzodiazepine e/o oppioidi)
·         Anestetici per inalazione (volatili o gassosi)

L’anestesia generale può essere definita come una depressione globale ma reversibile della funzione del SNC con conseguente perdita della risposta a tutti gli stimoli esterni e annullamento della loro percezione.
La potenza di un anestetico generale è di solito misurata determinando la concentrazione che impedisce il movimento in risposta alla stimolazione chirurgica. Per gli anestetici per via inalatoria, la potenza anestetica viene misurata in unità MAC (minimum alveolar concentration), con 1 MAC definito come la minima concentrazione alveolare che impedisce il movimento in risposta alla stimolazione chirurgica nel 50% dei soggetti. Si produce anestesia quando la pressione parziale di anestetico nell’encefalo è uguale o superiore alla MAC. Poiché l’encefalo è molto perfuso l’induzione dell’anestesia si avrà nel corso di minuti.
I punti di forza della MAC:
·         La concentrazione alveolare può essere monitorata in modo continuo misurando la concentrazione di anestetico al termine di un atto respiratorio tramite spettroscopia a raggi infrarossi o spettrometria di massa
·         Fornisce un parametro direttamente correlato alla concentrazione libera dell’anestetico a livello del suo sito di azione nel SNC
·         È un parametro semplice da misurare che riflette un importante obiettivo clinico
La potenza degli anestetici per via endovenosa è molto più difficile da misurare. In generale, la potenza dei composti per via endovenosa è definita come la concentrazione plasmatica libera (all’equilibrio) che produce perdita della risposta all’incisione chirurgica nel 50% dei soggetti.

Gli anestetici generali producono due importanti effetti fisiologici a livello cellulare. In primo luogo, gli anestetici per inalazione possono iperpolarizzare i neuroni. Secondariamente, a concentrazioni anestetizzanti gli anestetici per via sia inalatoria sia endovenosa hanno effetti rilevanti sulla trasmissione sinaptica ed effetti di entità molto più ridotta sulla generazione o propagazione del potenziale d’azione.
Diversi canali ionici ligando-dipendenti, recettori e proteine di trasduzione del segnale sono modulati dagli anestetici generali. Tra questi, la prova più indicativa di un effetto diretto degli anestetici si ha per i recettori GABAA e NMDA e per i canali del K+.

Effetti collaterali dell’anestesia generale
·         Effetti emodinamici: l’effetto fisiologico più rilevante dell’induzione dell’anestesia è una diminuzione della pressione arteriosa sistemica. Tra le cause figurano una vasodilatazione diretta, una depressione del miocardio, un’attenuazione del controllo barorecettoriale e una riduzione del tono simpatico centrale. I diversi composti variano per l’entità dei loro specifici effetti, ma in tutti i casi la risposta ipotensiva è potenziata a causa della sottostante deplezione di volume o dalla preesistente disfunzione miocardica. Anche gli anestetici che mostrano una minima tendenza a causare ipotensione in condizioni normali (es ketamina) devono essere usati con cautela nelle vittime di traumi, in cui la deplezione del volume intravascolare è compensata da un’intensa attivazione del sistema simpatico
·         Effetti respiratori: quasi tutti gli anestetici generali riducono sia lo stimolo centrale della ventilazione sia i riflessi che garantiscono la pervietà delle vie aeree. Pertanto, la ventilazione deve essere generalmente assistita o controllata almeno per un certo periodo durante la chirurgia. Il riflesso della stimolazione della faringe è perso e lo stimolo della tosse è attenuato. Anche il tono dello sfintere esofageo inferiore è ridotto, con possibile rigurgito. L’intubazione endotracheale è stata una delle principali ragioni della diminuzione delle morti per aspirazione durante l’anestesia generale. Il rilassamento muscolare è di enorme importanza durante l’induzione dell’anestesia generale perché facilita le manovre atte a garantire la ventilazione, tra cui l’intubazione endotrcheale. Per ottenere tale rilassamento vengono comunemente utilizzati bloccanti neuromuscolari
·         Ipotermia: i pazienti sviluppano comunemente ipotermia (<36 °C) a causa della ridotta temperatura ambientale, della somministrazione endovenosa di fluidi freddi e dell’alterazione del controllo termoregolatorio
·         Nausea e vomito: sono causati dall’attività degli anestetici sulla zona chemorecettoriale e sul centro del vomito del tronco cerebrale. L’uso di propofol come composto di induzione e del ketorolac (FANS) come sostituto degli oppioidi può ridurre l’incidenza e la gravità della nausea e del vomito nel periodo post operatorio


Anestetici per via parenterale
Gli anestetici per via parenterale sono composti idrofobici di ridotte dimensioni. L’idrofobicità è il fattore chiave che governa la loro farmacocinetica. Dopo un singolo bolo endovenoso, questi farmaci si ripartiscono preferenzialmente nei tessuti altamente perfusi e lipofilici dell’encefalo e del midollo spinale, dove producono anestesia nel tempo di un singolo ricircolo. Successivamente, i livelli ematici decadono rapidamente, con la conseguente ridistribuzione del farmaco dal SNC al sangue. L’anestetico si diffonde poi nei tessuti meno perfusi come il muscolo e gli organi viscerali, e a una velocità minore nel tessuto adiposo poco perfuso ma molto idrofobico. La cessazione dell’anestesia dopo singoli boli di anestetico per via parenterale riflette principalmente la ridistribuzione al di fuori del SNC piuttosto che il metabolismo. La maggior parte della variabilità individuale nella sensibilità agli anestetici per via parenterale può essere spiegata dai fattori di tipo farmacocinetico. Per esempio, nei pazienti con ridotta gittata cardiaca la relativa perfusione cerebrale e la frazione di una dose di anestetico che raggiunge il cervello sono più elevate; per questo motivo i pazienti in shock settico e quelli con cardiomiopatia di solito richiedono dosi ridotte di anestetico. I pazienti anziani tipicamente richiedono una dose più ridotta di anestetico, soprattutto a causa di un minor volume iniziale di distribuzione.
L’anestesia per via parenterale può essere indotta potenziando il sistema gabaergico (benzodiazepine e barbiturici possono causare anestesia potenziando allostericamente l’azione del GABA a livello delle sinapsi inibitorie sulle cellule piramidali) o inibendo quello glutammatergico (la ketamina è un antagonista dei recettori NMDA del glutammato).
Gli anestetici per via parenterale sono i farmaci più comunemente utilizzati per l’induzione dell’anestesia del soggetto adulto. La loro lipofilicità, associata alla relativamente elevata perfusione dell’encefalo e del midollo spinale, comporta una rapida comparsa dell’effetto e una breve durata d’azione dopo una singola dose. Tuttavia questi farmaci si accumulano nel tessuto adiposo prolungando la fase del risveglio se vengono somministrate dosi multiple, in particolare per i farmaci con ridotta velocità di clearance. Tiopental e propofol sono i due composti più utilizzati. Il tiopental ha un profilo di sicurezza stabilito da lungo tempo. Il propofol è vantaggioso per le procedure in cui è desiderabile un ritorno rapido allo stato mentale normale. L’etomidato di solito viene riservato ai pazienti a rischio di ipotensione e/o ischemia miocardica, mentre la ketamina è più indicata per i pazienti con asma e/o per i bambini sottoposti a procedure dolorose e di breve durata.

Tiopental sodico (Pentothal): il tiopental sodico è il barbiturico più frequentemente utilizzato per indurre anestesia. I barbiturici sono forniti come miscele racemiche malgrado l’enantiomero-specificità della loro potenza anestetica. La miscelazione dei barbiturici con farmaci in soluzioni acide durante l’induzione dell’anestesia può comportare una precipitazione del barbiturico come acido libero; per questo motivo, è pratica comune ritardare la somministrazione di altri farmaci finchè il barbiturico sia passato attraverso la cannula per la somministrazione endovenosa. La tipica dose di induzione (da 3 a 4 mg/Kg) di tiopental produce perdita di coscienza in 10-30 secondi con un effetto di picco a 1 minuto e durata dell’anestesia da 5 a 8 minuti. I neonati e i bambini richiedono solitamente una dose di induzione più elevata, mentre i pazienti anziani e le donne in gravidanza richiedono una dose minore. Le dosi possono essere ridotte dopo premedicazione con benzodiazepine, oppioidi o agonisti α2-adrenergici, a causa del loro effetto ipnotico additivo. Il metabolismo (lento) avviene a livello epatico, l’escrezione a livello renale. La profondità dell’anestesia riflette le variazioni della concentrazione del tiopentale nel suo sito d’azione (cervello), che è conseguenza della sua distribuzione: prima al cervello (anestesia profonda primi minuti dalla somministrazione) e poi ridistribuzione agli altri organi (diminuzione progressiva dell’anestesia e risveglio). La sua breve durata d’azione è dovuta alla riduzione della concentrazione plasmatica efficace del farmaco secondaria alla sua distribuzione nei tessuti e non al metabolismo e all’eliminazione.
·         Vantaggi
o   Rapido inizio di azione (elevata liposolubilità)
o   Breve durata di azione (ridistribuzione in altri tessuti)
o   Azione antiemetica
o   Non causa ipertermia maligna
·         Svantaggi
o   L’iniezione perivenosa o arteriosa causa gravi complicanze locali (dolore acuto e necrosi tissutale; endoarterite e trombosi)
o   Provoca depressione respiratoria, tosse e laringospasmo e broncospasmo (attenzione in pazienti asmatici), ipotensione in pazienti ipovolemici
o   Tende ad accumularsi dopo infusione endovenosa continua (prolungamento del periodo di recupero)
o   Ha azione antianalgesica (necessaria co-somministrazione con analgesico)

Propofol: è l’anestetico per via parenterale più utilizzato negli USA. Ha caratteristiche farmacocinetiche simili a quelle del tiopental. A causa della sua emivita di eliminazione ragionevolmente breve (per la clearance molto elevata e la lenta diffusione del farmaco dal compartimento periferico a quello centrale), il propofol è spesso utilizzato per il mantenimento dell’anestesia oltre che per l’induzione (la rapida clearance comporta una ripresa più rapida dall’anestesia e permette di allontanare il paziente più rapidamente dalla sala operatoria una volta risvegliato).
·         Vantaggi
o   Inizio e durata d’azione breve (induzione e risveglio rapidi con possibilità d’infusione continua)
o   Azione antiemetica
o   Non causa ipertermia maligna
o   Non provoca broncospasmo (va meglio per gli asmatici rispetto al tiopental)
·         Svantaggi
o   Depressione della respirazione
o   Riduzione pressione arteriosa
o   Dolore nella sede di iniezione

Ketamina: la ketamina ha proprietà uniche che la rendono utile per anestetizzare pazienti a rischio di ipotensione e broncospasmo e per certe procedure pediatriche. Tuttavia, marcati effetti collaterali ne limitano l’impiego di routine. La ketamina produce rapidamente uno stato ipnotico totalmente distinto da quello degli altri anestetici. I pazienti hanno una profonda analgesia con perdita della risposta ai comandi e amnesia, ma possono avere gli occhi aperti, muovere gli arti involontariamente e presentare una respirazione spontanea. Questo stato catalettico è stato denominato anestesia dissociativa. Il tempo di comparsa dell’azione dopo una dose endovenosa è simile a quella degli altri anestetici, ma la durata dell’anestesia di una singola dose è maggiore.

Etomiodato: l’etomiodato è principalmente utilizzato per l’induzione dell’anestesia nei pazienti a rischio di ipotensione. Ha una rapida insorgenza e una breve durata d’azione.


Anestetici per inalazione
Caratteristica degli anestetici generali è quella di causare un aumento della soglia di eccitazione a cui consegue una diminuzione dell'attività neuronale, sia spontanea che evocata, in molte regioni del SNC. Per quanto riguarda gli anestetici inalatori è stato ipotizzato il coinvolgimento di diversi meccanismi ionici, tra i quali l’attivazione delle correnti di K+. Gli anestetici inalatori si legano infatti ai lipidi ed alle proteine della membrana neuronale modificandone la struttura (fluidità) e quindi la permeabilità agli ioni. Più alta è la liposolubilità dell’anestetico più questo è in grado di legarsi alla membrana neuronale e, di conseguenza, più è potente (ma anche tossico).
Un anestetico per svolgere la sua attività deve raggiungere nel cervello una concentrazione adeguata valutata ed espressa come pressione parziale. Controllare l’anestesia inalatoria significa, quindi, agire sulla pressione parziale del gas anestetico del distretto cerebrale. Raggiunto l'alveolo polmonare con i gas inspirati (il paziente è intubato), il gas anestetico eserciterà al suo interno una pressione parziale. L'anestetico tenderà a spostarsi dall’alveolo verso il sangue (ove la sua pressione parziale è minore o nulla), fino al raggiungimento di un equilibrio fra il distretto alveolare e quello ematico; in seguito lo spostamento del gas anestetico, avverrà dal sangue ai tessuti (compreso l’encefalo).  Tutte queste pressioni parziali tendono ad equilibrarsi con quella di volta in volta presente nell’alveolo. La velocità di trasferimento dell’anestetico dai polmoni al sangue ed ai tessuti è influenzata dalla sua solubilità. La solubilità è la capacità di un soluto (il farmaco) di sciogliersi in un mezzo. Essa è espressa come coefficiente di partizione che descrive come un gas anestetico si distribuisce tra due fasi (gas/sangue) o tra due solventi (sangue/cervello; sangue/tessuto adiposo) una volta raggiunto l’equilibrio.  Dire che la solubilità (sangue/gas) dell’isoflurano è 1,4 è come dire che all’equilibrio (ugual pressione tra i compartimenti analizzati) la concentrazione plasmatica dell’isoflurano sarà 1,4 volte maggiore della sua concentrazione alveolare.
I composti molto solubili nel sangue vengono rapidamente "portati via" dal torrente ematico ad ogni sistole e l'equilibrio (pressione parziale) fra due distretti (alveolo/sangue, sangue/tessuti) si raggiunge molto lentamente, necessitando (per i lunghi tempi che comporta) l'erogazione di grandi quantità di anestetico.
La solubilità condiziona anche la velocità di eliminazione e quindi i tempi di risveglio: per i composti con alta solubilità ematica e tissutale, le quantità di anestetico accumulate nel tessuto adiposo impediranno che le pressioni parziali nel sangue (e negli alveoli) scendano rapidamente; pertanto il risveglio sarà ritardato.

Alotano: è il più potente anestetico generale per inalazione. È un liquido volatile a temperatura ambiente con un coefficiente di ripartizione sangue/gas relativamente alto e un elevato coefficiente di ripartizione sangue/tessuto adiposo. L’induzione con alotano è pertanto relativamente lenta e la concentrazione alveolare dell’alotano rimane sostanzialmente più bassa della concentrazione dello stesso nell’aria inspirata per molte ore dalla somministrazione. Poiché è solubile nel grasso e in altri tessuti corporei, esso si accumula durante somministrazioni prolungate. Pertanto, la velocità di risveglio è allungata in funzione della durata di somministrazione. Per le sue caratteristiche di solito viene utilizzato per il mantenimento dell’anestesia. Non è pungente ed è pertanto ben tollerato per l’induzione dell’anestesia per inalazione, impiego più comune nel bambino, nel quale il posizionamento di un catetere endovenoso nella fase preoperatoria può essere difficile.
·         Effetti collaterali
o   Depressione diretta del miocardio, riduzione della pressione arteriosa (ipotensione) in funzione della dose (dose-dipendenza) e riduzione della gittata e della frequenza cardiaca (attenzione con i pazienti cardiopatici)
o   Riduzione della ventilazione alveolare ed effetto broncodilatatore
o   Rilassamento della muscolatura scheletrica attraverso i suoi effetti deprimenti a livello centrale e il potenziamento dei miorilassanti (tubocuarina)
o   Ipertemia maligna (mutazione del gene per il recettore della rianodina Ryr1 che in presenza di alcuni anestetici consente l’ingresso cellulare di Ca2+): reazione ipermetabolica incontrollabile della muscolatura scheletrica (grave contrazione muscolare) con aumento della temperatura corporea, del consumo di O2 e della produzione di CO2 (se non si interrompe la somministrazione di alotano può avere esito fatale)
o   Riduce il flusso sanguigno renale (e quindi la GFR), splancnico ed epatico (possibile riduzione della capacità degli enzimi microsomiali di metabolizzare i farmaci)

Isoflurano: liquido volatile a temperatura ambiente. Ha un coefficiente di ripartizione sangue/gas significativamente minore rispetto all’alotano, di conseguenza l’induzione e il risveglio sono più rapidi. Inoltre, con l’isoflurano si possono ottenere variazioni della profondità dell’anestesia molto più rapidamente. È caratteristicamente impiegato per il mantenimento dell’anestesia dopo l’induzione con altri agenti a causa del suo odore pungente, ma l’induzione dell’anestesia può essere ottenuta in meno di 10 minuti. È un potente vasodilatatore delle arterie coronarie e produce contemporaneamente un aumento del flusso ematico coronarico e una riduzione del consumo di ossigeno a livello miocardico. In teoria, ciò lo rende un anestetico particolarmente sicuro da usare in pazienti con cardiopatia ischemica. L’isofluorano è molto più potente dell’alotano nel potenziare i bloccanti neuromuscolari. Riduce il flusso sanguigno renale (e quindi la GFR), splancnico ed epatico (possibile riduzione della capacità degli enzimi microsomiali di metabolizzare i farmaci) e può provocare ipertermia maligna.

Desflurano: liquido altamente volatile a temperatura ambiente con coefficiente di ripartizione sangue/gas particolarmente ridotto (0,42) e scarsa solubilità nel tessuto adiposo e negli altri tessuti periferici. Per questi motivi la concentrazione alveolare (ed ematica) aumenta rapidamente fino a raggiungere i livelli della concentrazione dell’aria inspirata. Ciò consente di indurre molto rapidamente l’anestesia e di variare rapidamente il grado di profondità della stessa modificando la concentrazione nell’aria inspirata. Anche il risveglio dall’anestesia è molto rapido. È molto utilizzato nella chirurgia di tipo ambulatoriale. Per le sue caratteristiche irritanti (può indurre tosse, ipersalivazione e broncospasmo) è somministrato per il mantenimento dell’anestesia e non per l’induzione. Può provocare ipertermia maligna.

Sevoflurano: liquido volatile a temperatura ambiente che può subire una reazione esotermica con la calce sodata disseccata utilizzata per assorbire l’anidride carbonica, producendo ustioni a livello delle vie aeree (si deve quindi fare attenzione che il sevoflurano non sia utilizzato con apparecchiature per anestesia in cui il substrato per l’assorbimento dell’anidride carbonica sia stato essiccato da un prolungato flusso gassoso). La ridotta solubilità nel sangue e in altri tessuti consente di indurre rapidamente l’anestesia, di modificare velocemente il grado di profondità variando la concentrazione somministrata e di ottenere un rapido risveglio dopo interruzione della somministrazione. Per queste sue caratteristiche, il sevoflurano è ampiamente utilizzato, in modo particolare per l’anestesia in regime ambulatoriale. È indicato per l’induzione dell’anestesia per via inalatoria (in particolare nei bambini) perché non irrita le vie aeree. Nei bambini è associato a delirium al risveglio (senza conseguenze a lungo termine). Può provocare ipertermia maligna.

Protossido d’azoto: N2O è, a temperatura ambiente, un gas incolore e inodore. È dotato di attività analgesica (per stimolazione dei neuroni del sistema oppioide nella sostanza grigia periacqueduttale e dei neuroni adrenergici nel locus coeruleus) e amnesica; è invece un debole anestetico (antagonista dei recettori NMDA). Viene principalmente usato per indurre analgesia e lieve sedazione in corso di interventi odontoiatrici. In sala operatoria viene utilizzato (non puro) in aggiunta ad altri anestetici per inalazione o per via endovenosa (il protossido d’azoto riduce sostanzialmente la dose di anestetici per inalazione consentendo la somministrazione di concentrazioni ridotte di anestetici alogenati). Uno dei principali problemi del protossido d’azoto è che si scambia con l’azoto in qualsiasi cavità corporea contenente aria. Inoltre, a causa dei loro differenti coefficienti di partizione sangue/gas, il protossido d’azoto entra nella cavità più velocemente di quanto faccia l’azoto nell’uscire, aumentando così il volume e/o la pressione nella cavità (dovrebbe essere evitato in caso di pneumotorace, ostruzioni a livello dell’orecchio medio, emboli gassosi, ostruzione di anse intestinali, bolle d’aria a livello endoculare, bolle polmonari e aria a livello endocranico).


Adiuvanti per l’anestesia
Benzodiazepine: sebbene siano in grado di produrre un’anestesia simile a quella dei barbiturici, esse non sono utilizzate per ipnosi in quanto, a dosi anestetizzanti possono causare amnesia e sedazione prolungate (l’azione delle benzodiazepine può essere antagonizzata in maniera selettiva dal flumazenil). Sono ampiamente usati per la premedicazione anestetica, come coadiuvanti degli anestetici per indurre e mantenere il sonno e perché inducono amnesia anterograda; sono usate da sole in interventi che non richiedono analgesia come le endoscopie e il cateterismo cardiaco. Vengono usate per la prevenzione ed il controllo delle convulsioni indotte da anestetici locali.
·         Diazepam (Valium) à Dopo iniezione endovenosa viene rapidamente distribuito al cervello, ma occorrono diversi minuti prima che induca sonnolenza
·         Midazolam (Ipnovel) à è un sale idrosolubile non irritante quando somministrato per iniezione endovenosa. È dotato di un rapido inizio d’azione, potenza maggiore del diazepam, rapida eliminazione metabolica (ha quindi un effetto più breve del diazepam ma l’effetto aumenta con infusioni prolungate) e scarsi effetti cardiorespiratori (tali caratteristiche lo rendono preferibile alle altre benzodiazepine in corso di anestesia generale)

Agonisti α2-adrenergici: la clonidina è un farmaco antiipertensivo con proprietà sedative (mima l’effetto degli oppioidi a livello del locus coeruleus); riduce la dose necessaria di farmaci analgesici e anestetici. Somministrata 90 minuti prima dell’intervento chirurgico provoca sedazione e riduzione dell’ansia. Altri agonisti α2-adrenergici altamente selettivi a livello centrale usati in anestesia sono l’azapexolo e la dexmedetomidina.


Analgesici
Ad eccezione della ketamina, nessun anestetico ha un’efficace azione analgesica. A questo scopo sono utilizzati farmaci in co-somministrazione con gli anestetici. FANS, inibitori selettivi della COX-2 e paracetamolo forniscono talvolta un’adeguata analgesia per procedure chirurgiche minori. Tuttavia, in virtù della rapida e profonda analgesia prodotta, gli oppioidi sono i principali analgesici usati durante il periodo perioperatorio. Dosi alte e ripetute (di oppioidi) possono dare depressione respiratoria e sedazione prolungate per cui è necessaria ventilazione meccanica (è possibile antagonizzare l’effetto con antagonisti oppioidi come il naloxone o il naltrexone).
Oppioidi e neurolettici (es Leptofen, fentanil+droperidolo) sono usati nella neuroleptoanestesia, procedura utilizzata in interventi chirurgici minori ed in procedure diagnostiche come endoscopie, studi radiologici, medicazioni di ustioni (buona analgesia, ridotta vigilanza, attività motoria e contatto con l'ambiente circostante (sedazione), non avviene abolizione dello stato di coscienza).


Bloccanti neuromuscolari
Determinano il blocco della trasmissione colinergica a livello della placca neuromuscolare (recettori nicotinici) con conseguente paralisi flaccida. I curari naturali (tubocurarina, pancuronio, vecuronio) sono antagonisti competitivi dei recettori nicotinici (N2) della placca neuromuscolare (l'azione paralizzante inizia dai muscoli oculari e delle mani, gli ultimi sono i muscoli intercostali e diaframmatici). I curari depolarizzanti (succinilcolina) agiscono da agonisti nicotinici che depolarizzano persistentemente la fibra muscolare e quindi la desensibilizzano alla successiva attivazione da parte dell'ACh.





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