La farmacocinetica

La farmacocinetica studia l’evoluzione temporale delle concentrazioni di un farmaco e dei suoi metaboliti nei diversi fluidi e tessuti dell’organismo. È quasi sempre identificata dall’acronimo ADME che sta ad indicare
·         Assorbimento
·         Distribuzione
·         Metabolismo
·         Eliminazione

Per dirla più semplicemente, la farmacocinetica studia ciò che l’uomo fa al farmaco (si occupa quindi di tutto quello che succede prima che si verfichi un effetto terapeutico o tossico) ed è utile in quanto ci consente di rispondere a due domande fondamentali:
·         Qual è la dose giusta di farmaco da somministrare?
·         Ogni quanto va somministrata la dose?

Assorbimento: descrive la velocità con cui un farmaco lascia il sito di somministrazione e l’entità con cui si verifica tale processo.
Il farmaco come prima cosa deve riuscire ad essere assorbito e, per essere assorbito, deve passare attraverso delle membrane cellulari. Questo passaggio può avvenire in modi diversi: filtrazione (sono poche le molecole che utilizzano questo processo, come acqua, urea e alcol; sostanze idrosolubili molto piccole); diffusione semplice (i farmaci sono acidi o basi deboli la cui forma indissociata è quella che attraversa meglio la membrana mediante un processo di diffusione semplice); diffusione facilitata (sfrutta le proteine transmembrana ed avviene senza dispendio di energia); trasporto attivo (se il farmaco è presente in forma dissociata, ionizzata, il suo passaggio richiede dispendio di energia); fagocitosi/pinocitosi (trasporto vescicolare per proteine e molecole molto grandi).
I fattori che possono influenzare l’assorbimento dei farmaci comprendono
·         Proprietà del farmaco
o   Peso molecolare
o   Forma della molecola
o   Tipo di formulazione farmaceutica
o   Solubilità nel sito di assorbimento
o   Grado di ionizzazione
o   Liposolubilità relativa della forma ionizzata e non ionizzata
·         Proprietà dell’organismo
o   Morfologia e dimensioni della superficie assorbente
o   Perfusione dell’area assorbente
o   Razza
o   Età
o   Stato nutrizionale
o   Stato di salute
·         Fattori esogeni
o   Formulazione
o   Interazione con altre sostanze
Come regola generale è importante ricordare che la liposolubilità (e quindi la facilità di attraversare le membrane cellulari) è maggiore quando il farmaco è presente in forma non ionizzata (in dissociata).
Dalla formula di Henderson-Hasselback sappiamo che il rapporto tra la forma ionizzata e quella non ionizzata di un farmaco è uguale a 10pH-pKa. Essendo la pKa dei farmaci già nota (e facilmente reperibile in internet), questa formula risulta particolarmente utile se si vuole capire (in base al pH) in quale distretto verrà assorbito il nostro farmaco: supponiamo di voler somministrare ad un paziente una benzodiazepina con pKa=3,4; applicando la formula precedente si evince che, in caso di pH 1,4 (quindi a pH gastrico), la forma prevalente risulta essere quella indissociata. Ad un pH di 6,4 invece (quindi a pH intestinale), la forma nettamente prevalente risulta essere quella dissociata. Dal momento che, come già detto, la forma indissociata risulta essere la più liposolubile, l’assorbimento di questo farmaco avverrà quindi solo a livello gastrico e non intestinale. Questa informazione può essere utilissima ad esempio nel caso in cui si voglia somministrare questo farmaco ad un paziente in terapia cronica con inibitori di pompa protonica (evento abbastanza frequente): il farmaco infatti, in questo caso non sortirà alcun effetto (perché alzando il pH non verrà assorbito) e quindi andrà sostituito.

Distribuzione: rappresenta il processo di ripartizione tra plasma, liquidi interstiziali e cellulari.
Una volta assorbito, il farmaco entra nel torrente circolatorio e, attraverso questo, si distribuisce nell’organismo. I fattori che influenzano la distribuzione comprendono
·         Caratteristiche fisico-chimiche del farmaco
o   Una volta somministrato, un farmaco più idrosolubile resterà maggiormente nel sangue, un farmaco più liposolubile tenderà maggiormente a distribuirsi all’interno delle cellule (perché più in grado di attraversare le membrane)
·         Fissazione proteica della molecola
o   Per fissazione proteica si intende il legame farmaco-proteine plasmatiche. La percentuale di farmaco libero (e quindi farmacologicamente attivo) dipende sia dalla concentrazione del farmaco sia dalla quota di proteine plasmatiche. È importante notare come, aumentando progressivamente la concentrazione di un farmaco, l’aumento della quota libera risulti inizialmente lineare per poi subire una drastica impennata: il drastico aumento della quota libera di farmaco si verifica nel momento in cui si raggiunge il punto di saturazione di tutte le proteine plasmatiche. È inoltre importante sottolineare come le variazioni della quota libera risultino maggiormente evidenti per quei farmaci che presentano una maggiore fissazione proteica: poniamo ad esempio di essere di fronte ad un farmaco con un binding proteico del 99%; tutta l’attività farmacologica, in questo caso, è esercitata dal solo 1% della quantità di farmaco somministrata, la quota libera. In un caso del genere, piccole variazioni della quota proteica comportano ben più evidenti variazioni dell’effetto farmacologico (il passaggio dall’1% al 2% di quota libera ad esempio, equivarrebbe a raddoppiare la dose somministrata e quindi, potenzialmente, a trasformare un farmaco efficace in un farmaco tossico). Da queste considerazioni si può facilmente dedurre che, in caso di pazienti con ipoproteinemia, è consigliabile utilizzare farmaci con bassa fissazione proteica
·         Irrorazione degli organi
o   Un farmaco che viaggia nel torrente circolatorio raggiunge prima un organo ben irrorato rispetto ad uno meno irrorato
·         Affinità specifica dei tessuti

Metabolismo: con questo termine si intende l’insieme delle reazioni di biotrasformazione di xenobiotici (gli xenobiotici rappresentano tutte quelle sostanze assunte dall’esterno che non hanno una finalità nutritiva) per favorirne l’eliminazione dall’organismo.
Il processo di metabolismo determina quasi sempre la disattivazione del farmaco (cioè crea effettivamente un prodotto di trasformazione più facile da eliminare) ma talvolta può provocarne anche l’attivazione (con il termine profarmaco ci si riferisce ad un farmaco inattivo che, metabolizzato dall’organismo, viene attivato). Oltre all’inattivazione ed all’attivazione di un farmaco, la fase di metabolismo può determinarne anche un cambio di attività farmacologica (creare quindi un metabolita con attività diversa dal farmaco di partenza) o addirittura, anche se raramente, un aumento della sua tossicità (un esempio di quest’ultimo caso è rappresentato dal metabolismo epatico del paracetamolo in alcuni anglosassoni portatori di una particolare mutazione).
L’organo principalmente coinvolto nel metabolismo dei farmaci risulta essere il fegato, anche se già a livello del tratto gastrointestinale ci possono essere degli enzimi che danno il via al processo metabolico. Microscopicamente, le strutture deputate al metabolismo dei farmaci sono il reticolo endoplasmatico, i mitocondri ed in parte, i ribosomi. Il complesso enzimatico coinvolto maggiormente risulta essere quello del citocromo P450, in particolare CYP3A4 (metabolizza circa il 30-50% dei farmaci). Le reazioni metaboliche vengono tradizionalmente classificate in reazioni di fase 1 (o reazioni di introduzione di un gruppo funzionale o reazioni di funzionalizzazione) e reazioni di fase 2 (o reazioni di coniugazione). Non tutti i farmaci passano prima attraverso una reazione di fase 1 e poi una di fase 2, per questo risulta meglio parlare di reazioni di funzionalizzazione e di coniugazione (i termini fase 1 e fase 2 danno il senso di un ordine temporale che in realtà non esiste). Alcuni farmaci possono inoltre subire un (ri)circolo entero-epatico e quindi essere riconvertiti, successivamente alla coniugazione epatica, in farmaco attivo. Questa eventualità determina un allungamento temporale dell’effetto farmacologica, fattore che influenza molto la posologia.
I fattori che influenzano la biotrasformazione dei farmaci sono:
·         Inibizione degli enzimi metabolizzanti
·         Induzione degli enzimi metabolizzanti
·         Polimorfismi genetici
·         Patologie (ad esempio in caso di epatopatia il metabolism epatico può risultare diminuito e la tossicità, di conseguenza, aumentata)
·         Età (ad esempio molti neonati nascono con deficit di citocromi)
·         Sesso (alcuni citocromi risentono della produzione ormonale)
·         Interazioni farmaco-metaboliche

Eliminazione: l’eliminazione è l’ultima fase della farmacocinetica e descrive tutti quei processi mirati all’escrezione del farmaco, o del suo metabolita, dall’organismo.
Le vie di eliminazione di un farmaco comprendono
·         Vie principali
o   Renale
§  È la via di eliminazione preferita. Essendo l’urina, come il sangue, composta principalmente da acqua, i composti che più facilmente vengono eliminati per via renale sono quelli idrosolubili. Se per l’assorbimento di un farmaco, quindi, doveva prevalere la forma indissociata, per la sua eliminazione deve prevalere invece la forma dissociata
o   Epatica
§  Quando il PM supera i 500 KDa e/o il metabolita non è idrosolubile, l’eliminazione avviene attraverso la bile e, quindi, le feci
·         Vie secondarie
o   Polmonare
o   Intestinale
o   Cutanea (col sudore)
o   Salivare
o   Lacrimale
o   Mammaria (diventa critica durante l’allattamento)


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