Le patologie correlate
all’ipersecrezione gastrica sono molto comuni. La secrezione di acido
cloridrico è mediata dall’attività della pompa H+/K+ (la
cosiddetta pompa protonica) presente a livello delle cellule parietali dello
stomaco, la quale scambia ioni idrogeno e potassio generando un altissimo
gradiente ionico (pH intracellulare di circa 7,3, pH canalicolare di circa 0,8).
I meccanismi che presiedono alla secrezione acida ed alla protezione della
mucosa gastrica sono molteplici. Nel complesso (e semplificando in maniera
considerevole) si può affermare che la secrezione acida gastrica è stimolata
dall’azione della gastrina (prodotta dalle cellule G), dell’acetilcolina e
dell’istamina (prodotta dalle cellule enterocromaffino-simili) ed inibita
dall’azione della somatostatina e delle prostaglandine. Un ulteriore meccanismo
di difesa per le cellule epiteliali gastriche è rappresentato dalla secrezione
di muco e bicarbonato che formano uno strato parietale difensivo (le
prostaglandine, oltre ad inibire la secrezione di HCl, stimolano anche la
produzione di muco).
I farmaci utilizzati per il
trattamento dell’iperacidità si dividono in:
·
Inibitori della
pompa protonica (IPP) à si tratta di profarmaci
lipofili somministrati per via orale mediante formulazioni resistenti al pH
gastrico. Sono disponibili sei IPP (di efficacia equivalente) per uso clinico:
omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, deslansoprazolo, rabeprazolo e
pantoprazolo. Questi farmaci vengono assorbiti a livello intestinale e
raggiungono, mediante il torrente ematico, le cellule parietali gastriche. A
livello gastrico si accumulano nell’ambiente acido dei canalicoli secretori
dove vengono attivati e, legandosi covalentemente ai gruppi sulfidrilici della
pompa protonica, inattivano irreversibilmente la funzione di quest’ultima. A
causa della loro irreversibilità, sebbene questi farmaci abbiano un’emivita di
circa 1-2 ore, essi provocano una prolungata (24-48 ore) soppressione della
secrezione acida (la secrezione di acido gastrico infatti riprende solo quando
nuove molecole della pompa vengono sintetizzate ed espresse nella membrana
luminale). I farmaci di questa classe dovrebbero essere somministrati circa 30
minuti prima dei pasti. Poiché non tutte le pompe protoniche o tutte le cellule
parietali sono attive simultaneamente, la massima abolizione della secrezione
acida gastrica si ottiene dopo dosaggi ripetuti di farmaco. La presenza di
epatopatia riduce l’eliminazione di questi farmaci (metabolizzati in particolare
dal CYP2C19 e dal CYP3A4). Gli IPP causano pochi effetti collaterali, i più
comuni sono nausea, dolore addominale, stipsi, flatulenza e diarrea.
Determinando l’innalzamento del pH gastrico possono aumentare l’insorgenza di
infezioni batteriche e determinare l’aumento della secrezione di gastrina
·
Antagonisti del
recettore H2 à questi farmaci
(cimetidina, ranitidina, famotidina, nizatidina) inibiscono la secrezione acida
mediante la competizione reversibile con l’istamina per il legame ai recettori
H2 delle cellule parietali. Questi farmaci inibiscono prevalentemente la
secrezione acida basale, e ciò rende conto della loro efficacia nella soppressione
dell’acidità notturna. Rapidamente assorbiti dopo somministrazione orale,
raggiungono le concentrazioni massime entro 1-3 ore. Essendo eliminati per via
renale, è importante ridurre le dosi di farmaco nei pazienti che presentano una
ridotta clearance della creatinina. Come per i farmaci della classe precedente,
anche questi farmaci presentano scarsi effetti collaterali. L’impiego a lungo
termine di cimetidina ad alte dosi (raro) può aumentare la secrezione di
prolattina (con perdita della libido e galattorrea), ridurre il legame del
testosterone al recettore degli androgeni (impotenza) ed inibire un citocromo
responsabile dell’idrossilazione dell’estradiolo (ginecomastia). La cimetidina
inibisce diversi citocromi e può quindi aumentare i livelli plasmatici di vari
farmaci (la ranitidina influisce invece molto meno mentre famotidina e
nizatidina non hanno interazioni significative con i citocromi epatici)
·
Analoghi delle
prostaglandine à farmaci come
misoprostolo (analogo della PGE1) ed enprostil (analogo della PGE2)
agiscono inibendo la produzione di HCl e stimolando quella di muco e
bicarbonati
·
Antagonisti dei
recettori muscarinici à farmaci come la
pirenzepina e la telenzepina svolgono azione anticolinergica inibendo l’azione
dell’acetilcolina a livello gastrico (che stimola le cellule parietali a
produrre HCl e le cellule enterocromaffino-simili a produrre istamina). Gli
effetti collaterali possono comprendere secchezza delle fauci, visione offuscata,
stipsi e tachicardia
·
Sucralfato à questo polisaccaride solfatato aderisce ai crateri
ulcerosi inibendo l’idrolisi proteica (della mucosa) da parte della pepsina e
stimolando la produzione di prostaglandine e EGF. Il sucralfato, inoltre, lega
i sali biliari e può essere utilizzato nei pazienti con esofagite o gastrite
biliare
·
Antiacidi à si tratta di sali basici in grado di tamponare
l’acidità gastrica senza agire sulla secrezione. L’alterazione del pH può
provocare alterazioni nell’assorbimento di altri farmaci, per cui si consiglia
di assumere gli antiacidi a distanza di almeno 2 ore dagli altri farmaci
(generalmente si somministrano 1 ora dopo i pasti e prima di dormire). Il
bicarbonato di sodio ha effetto rapido ma, essendo molto idrosolubile, viene
rapidamente assorbito. Il carico di basi e di sodio da esso prodotto può
determinare un aumento della pressione arteriosa (è controindicato nei pazienti
ipertesi e/o cardiopatici); la liberazione di CO2 (dal bicarbonato e
dal carbonato) può invece causare distensione addominale, eruttazione e
flatulenza. Il calcio carbonato non viene assorbito a livello intestinale ma
può (il calcio) indurre un aumento del rilascio di gastrina. L’idrossido di
magnesio è il più potente antiacido disponibile (può causare diarrea) ed è
spesso somministrato in combinazione con l’idrossido di alluminio (che invece
può provocare stipsi)
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