Orticaria/angioedema

L’orticaria è una comune dermatite caratterizzata da comparsa di pomfi “evanescenti” circondati da un alone iperemico.
Il pomfo quindi
·         È una lesione elementare che si presenta come un rilievo solido della cute, dovuto ad edema circoscritto del derma, circondato da un alone iperemico
·         È di rapida insorgenza, di breve durata (minuti-ore) e si risolve senza esiti
·         Il colore varia dal rosso vivo, al rosa, al bianco porcellanaceo
·         La superficie può assumere un aspetto a “buccia d’arancia”
·         Si associa a prurito
·         Rappresenta una risposta vascolare a differenti stimoli che provocano un aumento della permeabilità indotta da mediatori chimici vasoattivi liberati dai mastociti e dai basofili (cellule cardine della patologia)
Se l’effetto edemigeno coinvolge il derma ed il sottocute (soprattutto) si realizza la cosiddetta sindrome orticaria-angioedema.

L’orticaria viene classificata in
·         Spontanea (senza una nota causa specifica)
o   Acuta
o   Cronica
·         Fisica o inducibile
o   Da freddo
o   Ritardata da pressione
o   Da calore
o   Solare
o   Factitia/orticaria dermografica (lo sfregamento di un oggetto sulla pelle determina la comparsa di orticaria)
o   Orticaria/angioedema da vibrazione (rarissima manifestazione che può avvenire in persone soggette a microvibrazioni come ad esempio coloro che lavorano con i martelli pneumatici o che fanno largo uso di rasoi elettrici)
·         Altre forme
o   Orticaria acquagenica (persone che fanno il bagno e sviluppano orticaria)
o   Orticaria colinergica (ad esempio dopo sforzo fisico)
o   Orticaria da contatto (per contatto con ortiche, lattice, meduse ecc)
o   Anafilassi/orticaria da esercizio fisico (rara)

La divisione tra orticaria acuta e cronica è puramente cronologica: tutte le orticarie esordiscono come acute ma, una volta superate le 6 settimane, vengono definite croniche.
L’orticaria spontanea (sia acuta che cronica) presenta le seguenti caratteristiche:
·         Pomfi di taglia variabile (mm, cm)
·         Pomfi di forma variabile
·         Pomfi di durata variabile (minuti, ore)
·         Pomfi di sede variabile (ovunque ma sempre diverse)


Orticaria acuta
L’orticaria acuta è una forma abbastanza frequente ed è più spesso alimentare, iatrogena, infettiva (soprattutto nei bambini) ed idiopatica (30-35% dei casi).
Nell’orticaria acuta i meccanismi immunologici di tipo 1° (allergia immediata) sembrano rivestire una grande importanza essendo coinvolti nel 15% dei casi (sembra poco ma è già tantissimo).
Le orticarie IgE-mediate (sono più rare di quelle sostenute da meccanismi immunologici di 1° tipo) si manifestano a breve distanza (minuti, ore) dall’assunzione della causa scatenante, sono piò o meno dose indipendenti e possono verificarsi anche in seguito a contatto diretto della sostanza con la cute o ad inalazione.
L’orticaria IgE-mediata può presentarsi con episodi acuti/ricorrenti isolati o essere associata a SOA (sindrome orale allergica), sintomi gastroenterici (dolori addominali con formazione di feci anche schiumose), respiratori (asma) fino allo shock anafilattico.
Le allergie alimentari IgE-mediate sono causa relativamente rara di orticaria nella sua globalità, viceversa l’orticaria/angioedema acuta è una delle manifestazioni cliniche più frequente delle reazioni allergiche IgE-mediate ad alimenti.

Orticaria acuta da alimenti
In teoria, qualsiasi sostanza è in grado di indurre sensibilizzazione allergica; in pratica, solo alcuni alimenti ricorrono spesso come causa di reazioni allergiche.
Le allergie alimentari più frequenti sono: uova, latte, pesce, crostacei, arachidi, soia, nocciole, frumento, mela, noce, sedano, pomodoro, banana, kiwi, pesca, carota.
La prevalenza delle reazioni allergiche ai diversi alimenti varia secondo le abitudini alimentari e secondo l’età dei pazienti. Le abitudini alimentari, infatti, variano:
·         Da paese a paese
o   Pesce nei paesi scandinavi
o   Arachidi negli USA
o   Crostacei, molluschi e pesca nei paesi mediterranei
·         Secondo il consumo personale
o   Soia nei vegetariani o in bambini atopici nutriti con latte di soia
·         Secondo l’età
o   Bambini: latte, uova, arachidi (USA), pesce, frutti in guscio
o   Adulti (soprattutto nei pollinosici): frutta, verdura, frutti in guscio, crostacei

Gli allergeni alimentari sono proteine/glicoproteine strutturali o dotate di azione enzimatica, con PM tra 5 e 70 kd (ogni alimento può contenere più determinanti antigenici maggiori e minori). Alcuni sono resistenti al calore e/o alla proteolisi (reazioni cliniche anche ai cibi cotti).

Esiste poi una crossreattività molto specialistica tra
·         Alimenti affini
o   Tra diversi tipi di pesci o di crostacei
o   Tra frutti e verdure della stessa famiglia botanica
·         Alimenti vegetali e pollini
o   Betulla à mela, pera, pesca, albicocca
o   Graminacee à pomodoro, kiwi, frumento
o   Parietaria à basilico
o   Ambrosia à banana, melone
·         Tra alimenti e inalanti non pollinei
o   Lattice à banana, kiwi, castagna, pomodoro, patata
o   Dermatofagoidi à gamberetti, lumache

Dal 13 dicembre 2014 è diventa legge il Regolamento Europeo 1169/2011 che prevede la fornitura obbligatoria delle informazioni sugli alimenti ai consumatori.

Le novità introdotte con questa legge comprendono:
·         Tabella nutrizionale che deve essere riportata in un unico campo visivo
·         Allergeni in evidenza
·         Migliore leggibilità
·         Chiara origine e provenienza
·         Denominazione di vendita
·         Scadenza

Orticaria acuta da farmaci
L’orticaria acuta da farmaci (frequente quanto quella da alimenti) presenta meccanismi patogenetici di tipo
·         Immunologico
o   Da IgE
§  Causati da antigeni completi ad alto PM come ormoni (insulina, ACTH), enzimi (lisozima, bromelina), sieri eterologhi, destrani, sostanze proteiche in generale e raramente anche a basso PM come curari; oppure da antigeni incompleti a basso PM come antibiotici (soprattutto beta lattamici 60%), sulfamidici, anestetici locali e generali
o   Da immunocomplessi
§  Gli immunocomplessi inducono attivazione del complemento e rilascio di anafilotossine che provocano degranulazione mastocitaria (malattie da siero, penicillina)
·         Non immunologico
o   Da azione diretta sul mastocita
§  Più spesso si hanno quadri di orticaria anafilattoide attraverso meccanismi che implicano il rilascio di istamina indotta direttamente dal farmaco: in genere sono coinvolti farmaci che agiscono a livello centrale come morfina, codeina, atropina; miorilassanti come succinilcolina; simpaticomimetici come anfetamine; farmaci ipotensivi come l’idralazina; antimicrobici come chinino e vancomicina, clortetraciclina; mezzi di contrasto
o   Da attivazione del complemento
o   Da deficit di C1-inibitore (congenito o acquisito)
o   Da meccanismo farmacologico (soprattutto ASA, FANS, ACE-inibitori, sartani, antibiotici)
·         Idiopatico

Sicuramente anche la bradichinina, e non solo l’attivazione mastocitaria o del complemento, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’angioedema.

Orticaria allergica da beta-lattamici: l’anello betalattamico fa parte del nucleo antigenico principale delle penicilline e delle cefalosporine. L’anello betalattamico tetra-atomico si apre e si lega ad un carrier proteico formando il gruppo penicilloile che costituisce il “determinante antigenico maggiore” responsabile di oltre il 95% delle reazioni allergiche. Le rimanenti reazioni allergiche sono dovute ai cosiddetti “determinanti antigenici minori” (penicilloato, penilloato ecc).

Sindrome da intolleranza ad acido salicilico: viene così denominata la comparsa di orticaria anafilattoide a seguito di assunzione di acido acetilsalicilico ed altri farmaci antinifiammatori non steroidei (FANS).
La manifestazione più frequente dell’orticaria da aspirina e FANS è l’angioedema facciale (cosiddette labbra “a tapiro”). 1/3 dei casi è associato a sintomi respiratori (rinite cronica e asma). Tra questi pazienti può essere identificato un sottogruppo che presenta una caratteristica triade: asma, poliposi ed eosinofilia.
Nel soggetto predisposto si possono avere manifestazioni cliniche da FANS non strettamente correlati strutturalmente. Si distinguono infatti i “single-reactors”, pazienti che reagiscono ad un solo FANS o a FANS con struttura chimica correlata; ed i “cross-reactors”, pazienti che reagiscono a FANS con struttura chimica diversa.
La frequenza delle reazioni è correlata al grado di inibizione delle ciclossigenasi. Il meccanismo patogenetico alla base è infatti rappresentato dal fatto che, bloccando la/le COX, l’acido arachidonico viene processato dalle sole lipossigenasi, con formazione di alcuni leucotrieni in grado di aumentare la permeabilità vascolare.
 
Per quanto riguarda la diagnosi, i test in vitro non sono praticabili (in quanto non sono IgE mediate); l’unico test possibile è quello di provocazione orale controllato.
Risultano in genere ben tollerati da questi pazienti la benzidamina, il propossifene, il destropropoxifene (Liberen®), la floctafenina (Idarac ®), codeina e oppioidi, l’ergotamina (Ergotan ®, Cafergot ®) ed il paracetamolo (Tachipirina ®).

Orticaria da ACE-inibitori: l’orticaria da ACE-inibitori nasce nel 1980 con il Captopril ed è andata incontro a segnalazioni crescenti. È la terza causa di angioedema. L’incidenza è dello 0,1-0,7% (3 volte maggiore rispetto ai soggetti che assumono Ca-antagonisti), 5 volte maggiore nei neri americani. Non presenta differenze di genere e colpisce maggiormente la 6° decade. Il meccanismo patogenetico alla base è rappresentato dal fatto che l’ACE-inibitore determina una mancata inattivazione della bradichinina, enzima responsabile della vasodilatazione e dell’aumento della permeabilità vascolare.
Anche i sartani possono determinare questa sintomatologia, pur lavorando ad un livello più “basso” (antagonisti del recettore dell’ATII).

Orticaria da estrogeni: gli estroprogestinici determinano un abbassamento dei livelli di C1-inibitore, con conseguente aumento dell’attività del complemento e successivo aumento dei livelli di bradichinina.

Orticaria da fibrinolitici: farmaci come la streptochinasi e l’attivatore tissutale del plasminogeno ricombinante (rt-PA), utilizzati ad esempio in caso di IMA, stroke acuto e trombosi venosa profonda, possono provocare edema della regione periorbitale, delle labbra e della lingua ed angioedema cerebrale controlaterale all’emisfero ischemico. Il rischio è aumentato in caso di uso concomitante di ACE-inibitori o nei casi in cui l’ischemia coinvolga la corteccia insulare e/o frontale.


Orticaria cronica
Rappresenta circa il 25% di tutte le orticarie (è quindi meno frequente di quella acuta). Colpisce lo 0,1-3% della popolazione (incidenza maggiore in Cina rispetto all’Europa).
Non presenta segni clinici tipici, ma è definita solamente in base alla durata dei segni: lesioni continue o intermittenti che perdurino per più di 6 settimane.
È assai meno associata con angioedema e anafilassi (i pazienti con riacutizzazione di orticaria cronica vanno trattati come pazienti con orticaria cronica e non acuta).
Le femmine sono più colpite dei maschi (rapporto M:F di 1:2).
Può durare fino a 3-10 anni (in rari casi anche 20-30).
Due o più subset di orticaria possono coesistere nello stesso paziente.

L’orticaria è causata dalla degranulazione dei mastociti e/o dei basofili cutanei, che può essere dovuta a cause:
·         Immunologiche (IgE, immunocomplessi)
·         Non immunologiche (pseudoallergie, infezioni)
·         Idiopatiche (purtroppo sono il 60-65% delle orticarie croniche)

Durante l’attivazione dei mastociti e dei basofili si ha il rilascio di amine vasoattive, metaboliti dell’acido arachidonico, leucotrieni, prostaglandine, PAF, acetilcolina, triptasi, codeina, C3, C5a, istamina, eicosanoidi e citochine.
L'istamina è sicuramente il più importante mediatore biochimico nell’orticaria: due molecole di IgE adiacenti, presenti sulla superficie dei mastociti o dei basofili, vengono legate dagli allergeni e ciò porta al rilascio di istamina. I recettori H1 dell’istamina agiscono sulle cellule endoteliali promuovendo la vasodilatazione e incrementando la permeabilità capillare: ciò causa la formazione di eritema e pomfi a livello cutaneo. Il prurito e il dolore sono invece dovuti alla stimolazione di terminazioni nervose sensitive (le quali a loro volta possono determinare il rilascio di PAF).
L’aumento dei livelli di leucotrieni, insieme agli altri mediatori rilasciati da mastociti e basofili, contribuisce ad aggravare il quadro infiammatorio. L’attivazione dei mastociti causa un aumento dei livelli delle triptasi, infatti in alcuni pazienti affetti da orticaria cronica spontanea si è rilevato un aumento delle triptasi sieriche (≥13,5µg/l) rispetto ai controlli e in assenza di altri segni clinici suggestivi di mastocitosi. L’aumento della triptasi sembra inoltre correlato con l’aumentare dell’età dei pazienti.
Per molti anni si è ritenuto che l’orticaria cronica comune, ora definita spontanea, fosse dovuta a uno stimolo antigenico persistente. Si è attribuito quindi un possibile ruolo a:
·         Allergia alimentare
·         Intolleranza ad additivi
·         Infezioni batteriche
·         Parassitosi
·         Neoplasie
Alcuni avevano pure ipotizzato potesse essere una malattia legata all’ansia, dal momento che si manifesta maggiormente nelle donne.
Non ci sono tuttavia buoni dati che possano supportare tutte queste supposizioni.

Le nuove evidenze mostrano invece una possibile patogenesi autoimmune.
·         Le tiroiditi autoimmuni sono molto più frequenti in pazienti con orticaria cronica:
o   Anticorpi anti-tiroide sono stati rilevati in pazienti con orticaria cronica anche alcuni anni dopo l’esordio dell’orticaria stessa
o   La tireopatia autoimmune associata all’orticaria cronica può manifestarsi prima, dopo o durante la comparsa dell’orticaria
o   È raccomandata una rivalutazione annuale della funzione tiroidea nei soggetti con orticaria cronica
o   La maggior parte dei pazienti con orticaria cronica e autoanticorpi tiroidei sono eutiroidei
o   La tiroidite di Hashimoto si manifesta nel 10% dei pazienti, il morbo di Graves nel 2,6%
o   Come le malattie autoimmuni, anche l’orticaria cronica è più frequente nelle donne rispetto agli uomini
o   L’ipertiroidismo è meno frequentemente associato all’orticaria cronica
o   Nella maggior parte dei casi gli anticorpi sono diretti contro la frazione microsomiale della tiroide, gli anti-tireoglobulina; meno frequenti gli anti-tireoperossidasi e gli anti-recettore del TSH
o   Alcuni pazienti con autoanticorpi tiroidei presentano autoanticorpi contro il recettore delle IgE FcɛRIα (recettore ad alta affinità presente sui mastociti). Altrichter et al. ha dimostrato che alcuni pazienti con orticaria cronica presentano anticorpi IgE diretti contro la tireoperossidasi, che potrebbero legarsi alla superficie dei mastociti e causarne la degranulazione
o   L’infiammazione potrebbe causare la liberazione di antigeni tiroidei normalmente presenti all’interno dei tirociti, i quali, una volta esposti, sono in grado di determinare la degranulazione mastocitaria
o   Tendendo conto di questa associazione tra orticaria cronica e tiroidite autoimmune, la L-Tiroxina come terapia per orticaria cronica è ancora oggetto di discussione. Studi definitivi sono necessari affinchè venga posta una forte raccomandazione per il trattamento dell’orticaria cronica
·         L’artrite reumatoide (RA) è la seconda patologia autoimmune più comune dei pazienti con orticaria cronica dopo la patologia tiroidea e il fattore reumatoide è significativamente più presente nei pazienti con orticaria cronica rispetto ai controlli sani
·         Il diabete mellito di tipo I ha una maggior prevalenza nelle donne con orticaria cronica
·         Nelle donne con orticaria cronica è stata riscontrata anche una maggior prevalenza di sindrome di Sjögren, malattia celiaca e LES rispetto ai controlli sani
·         Negli uomini con orticaria cronica non è stata dimostrata nessuna prevalenza di queste patologie rispetto ai controlli sani

La storia dell’orticaria cronica inizia nel 1986, quando si scopre la presenza, nel siero dei pazienti con orticaria cronica, di autoanticorpi diretti contro la cute. Prendendo il sangue del soggetto e centrifugandolo, si poteva iniettare nuovamente il siero a livello intradermico, eseguendo il cosiddetto test del siero autologo. L’iniezione intradermica di siero autologo (ASST) induce una reazione eritemato-pomfoide circa nel 50% dei pazienti con orticaria cronica idiopatica (Grattan et al). Successivamente (sempre da Grattan et al) fu evidenziato il ruolo svolto da autoanticorpi anti-IgE nell’indurre rilascio di istamina in pazienti con orticaria cronica.
Il test cutaneo con siero autologo oggi viene utilizzato come test di screening per la ricerca di autoanticorpi in grado di attivare la degranulazione di mastociti e basofili nell’orticaria cronica. Solo il 35-40% dei pazienti affetti da orticaria cronica possiede anticorpi IgG diretti contro la subunità α del recettore, mentre dal 5 al 10% possiedono anticorpi diretti contro le IgE stesse.
L’ASST consiste nell’iniezione sottocute, sulla superficie flessoria dell’avambraccio, di 0,05 ml di siero ottenuto dal paziente durante il periodo di attività della malattia. Vengono anche eseguiti dei controlli: mediante prick test con istamina come controllo positivo, e intradermoreazione con soluzione fisiologica come controllo negativo.
Una risposta positiva al test osservata dopo circa 30 minuti, consiste nella comparsa di un pomfo di diametro maggiore di 1,5 mm rispetto al controllo negativo con soluzione fisiologica. Per escludere la possibilità di ottenere falsi negativi, questo test viene effettuato in pazienti che hanno sospeso l’antistaminico da almeno 5 giorni.
Il test con siero autologo ha una sensibilità del 65% e una specificità del 71%.
Dal punto di vista clinico, i pazienti con ASST positivo sembrano avere una patologia più severa, di maggior durata, con variazioni diurne, attacchi più frequenti e angioedema.
Il test con siero autologo è diventato il test di screening per la diagnosi di orticaria cronica autoimmune, ma la specificità di questo test è dubbia.
L’immunoreattività anti-FcɛRIα potrebbe essere presente anche nei sieri di pazienti con altre malattie autoimmuni, pemfigo, pemfigoide bolloso, dermatomiosite e LES.
In questi altri disturbi autoimmuni le Ig non sono funzionali, in quanto non rilasciano istamina e sono prevalentemente di tipo IgG2 o IgG4.
È possibile suddividere i pazienti con orticaria cronica in 5 categorie in base alla presenza di autoanticorpi anti-FcɛRI:
·         26% dei pazienti possiede anticorpi anti-FcɛRI che determinano il rilascio di istamina
·         15% ha anticorpi anti-FcɛRI che però non sono funzionali
·         9% ha anticorpi anti IgE
·         9% possiede un fattore non meglio precisato che va ad interagire con i mastociti
·         41% non è stato identificato alcun fattore causale.
In definitiva, quindi, gli studi hanno dimostrato che:
·         Sono presenti autoanticorpi IgG diretti contro la subunità α del recettore ad alta affinità delle IgE (FcɛRIα) o diretti contro le IgE stesse
·         I sottotipi predominanti (presenti in circa il 90% dei pazienti con orticaria cronica) sono di tipo IgG1 e IgG3
·         I pazienti che possiedono questi autoanticorpi manifestano un’orticaria più severa rispetto a chi non li possiede

Sorprendentemente, più del 30% di soggetti sani presenta un ASST positivo dovuta alla lettura sovrastimata della positività al confronto con il controllo negativo e in presenza di dermatografismo.
Fagiolo et al hanno dimostrato che il siero dei pazienti con orticaria cronica, depletato degli autoanticorpi anti FcɛRIα, è comunque in grado di indurre la formazione di un pomfo a seguito del test intradermico suggerendo il possibile coinvolgimento di altri fattori nella patogenesi dell’orticaria cronica.
La specificità del ASST è in discussione perché potrebbe positivizzarsi a causa dell’elevata produzione di bradichinina innescata per via coagulatoria e del clivaggio diretto del C5 da parte di proteasi plasmatiche triptasi-like dei neutrofili.
Infatti, il test con plasma autologo, prelevato in Na citrato, risulta più frequentemente positivo del test con siero autologo. Alcuni autori italiani hanno ipotizzato che i fattori della coagulazione giochino un ruolo nella reattività cutanea al plasma (Asero et al, 2006).

Si esegue l’intradermoreazione con plasma autologo (APST) in parallelo al siero autologo per porre diagnosi di orticaria cronica spontanea.
Il test con sodio citrato (non EDTA) risulta più frequentemente positivo (86%) rispetto all’ASST (53%), mostrando una sensibilità che arriva fino al 95%. Una risposta positiva all’APST consiste nella comparsa di un pomfo di almeno 3 mm di diametro (utilizzando sempre il prick test con istamina come controllo positivo e l’intradermoreazione con soluzione fisiologica come controllo negativo).
Poiché gli auto anticorpi sono presenti sia nel siero che nel plasma, vi sarebbe un possibile ruolo dei fattori della coagulazione nella positivizzazione del test intradermico con plasma autologo. In particolare, il GM-CSF e il PAF sono in grado di attivare gli eosinofili a livello del derma e di promuovere l’espressione del fattore tissutale (TF) a livello della loro membrana citoplasmatica.

Gli eosinofili, quindi, contribuiscono alla patogenesi dell’orticaria:
·         Rilasciano proteine danneggianti i tessuti, come la proteina basica eosinofila, che a sua volta stimola i mastociti
·         Producono molte altre molecole proinfiammatorie ed immunoregolatorie
·         Il fattore tissutale (proteina transmembrana espressa principalmente dalle cellule muscolari lisce e dai fibroblasti dell’avventizia e dagli eosinofili) espresso dagli eosinofili è anche in grado di attivare la via estrinseca della coagulazione con la formazione del complesso VIIa+TF che, insieme al complesso Xa+Va, agisce sul recettore PAR2 (Protease Activated Receptor) dei mastociti (esprimono sia PAR1 che PAR2)

Inoltre, varie segnalazioni mostrano che:
·         La trombina può indurre reazioni orticarioidi
·         Sia l’eparina che la terapia anticoagulante possono essere efficaci nel trattamento dell’orticaria cronica

La trombina prodotta attiverebbe PAR1, presente sulle cellule endoteliali, con conseguente secrezione di mediatori dell’infiammazione e aumento della permeabilità vascolare. La trombina attiva anche PAR1 presente sui mastociti, portando alla secrezione di mediatori pro infiammatori (istamina, PAF, citochine). Allo stesso modo, i mastociti sono in grado di convertire la protrombina in trombina in seguito al rilascio di triptasi.
La trombina è anche in grado di generare il frammento C5a del complemento che attiva i mastociti aumentando il rilascio di istamina in presenza di autoanticorpi IgG anti- FcɛRI .
Questo coinvolgimento di C5a potrebbe anche spiegare la mancanza di evidenza clinica di coinvolgimento polmonare nell’orticaria autoimmune (l’asma è raramente associata), perché i mastociti polmonari, ma non quelli cutanei, sono carenti di recettori per C5a.

La formazione di trombina potrebbe derivare anche dall’attivazione piastrinica: MPV è il parametro più comunemente usato per valutare le dimensioni piastriniche ed è un potenziale marcatore di reattività piastrinica. Le piastrine più grandi sono metabolicamente ed enzimaticamente più attive. Diversi studi riportano una correlazione tra i valori più alti di MPV e malattia infiammatoria attiva. Un aumentato MPV è di comune riscontro nel 28,5% dei pazienti con orticaria.

La fibrina (formatasi per attivazione della trombina) viene degradata attraverso la fibrinolisi e questo processo porta alla formazione di prodotti di degradazione, tra cui il D-dimero.
Il D-dimero è quindi un marker sierico di malattia utilizzabile nel follow up del paziente durante il trattamento antistaminico.

I pazienti con orticaria cronica mostrano anche una concentrazione plasmatica significativamente più elevata del frammento inattivo F1+2 della protrombina, marker della generazione della trombina in vivo (viene rilasciato durante l’attivazione della protrombina a trombina da parte del fattore Xa).

Quindi, l’ipotesi dell’attivazione della coagulazione nei pazienti con orticaria cronica è supportata anche dal riscontro di elevati livelli del frammento F1+2 della protrombina plasmatica e del D-dimero, che correlano con la severità della patologia (mentre i valori sono normali in fase di remissione).

La correlazione tra attivazione della coagulazione e attività dell’orticaria cronica chiarisce il meccanismo d’azione della terapia adiuvante anticoagulante o antifibrinolitica:
·         L’eparina è in grado di inibire la formazione del pomfo nel test cutaneo con siero autologo, in quanto potenzia gli effetti dell’antitrombina III, una proteina plasmatica in grado di legare irreversibilmente alcuni enzimi proteasici (fattore XIa, IXa, Xa, VIIa e trombina), inibendo la loro attività
·         Il warfarin (farmaco anticoagulante che inibisce la γ-carbossilazione di alcuni fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti, come protrombina o fattore II, fattori VII, IX e X), induce la risoluzione dell’orticaria cronica in alcuni pazienti non responsivi agli antistaminici, con conseguente riduzione dei livelli plasmatici del frammento F1+2

Anche le infezioni sono state storicamente collegate ad orticaria, anche cronica.
Molti studiosi asserivano l’esistenza di una correlazione tra orticaria cronica ed infezione da Helicobacter pylori (Gram – spiraliforme produttore di ureasi trasmesso da persona a persona per via fecale-orale, oro-orale e gastro-orale). Studi più recenti hanno tuttavia ridimensionato il ruolo di H. pylori nell’orticaria cronica (Pigatto, Valsecchi, Allergy, 2000).
Le malattie sicuramente associate ad H. pylori sono invece la gastrite cronica, la malattia ulcero-peptica, il cancro gastrico, il maltoma e la dispepsia non ulcerosa.
Le ipotesi immunologiche a sostegno della correlazione tra H. pylori e orticaria cronica comprendono il mimetismo molecolare, la produzione di proteine batteriche con effetto immunosoppressivo, l’eccessivo consumo del complemento indotto dalla presenza di H. pylori e molte altre.
Inoltre i pazienti con H. pylori presentano un significativo aumento di eosinofili a livello gastrico e un aumento nella produzione della proteina cationica degli eosinofili (ECP). H. pylori innesca anche la formazione di un intenso infiltrato leucocitario a livello della sottomucosa gastrica, che è mantenuto dalle citochine pro infiammatorie caratteristiche dell’orticaria cronica.
I pazienti con orticaria cronica resistenti alla terapia antistaminica, e con H. pylori +,  rispondono al trattamento eradicante con Amoxicillina (1 g due volte/die), Claritromicina (500 mg due volte/die) e Omeprazolo (20 mg due volte/die).
Questi pazienti mostrano poi una riduzione della severità dell’orticaria cronica attraverso la riduzione dello stato pro infiammatorio, non più indotto dal batterio eradicato.
In definitiva, non ci sono validi trial clinici che dimostrino, nonostante la plausibilità dei meccanismi immunologici, l’efficacia dell’eradicazione dell’Helicobacter pylori
nell’indurre la scomparsa dell’orticaria.
Altri patogeni associati con orticaria cronica sono Yersinia, Campylobacter, Candida ed HBV. Il ruolo di foci infettivi (granulomi apicali, sinusiti croniche) non è dimostrato.

Un altro aspetto che è stato preso in considerazione, per la patogenesi dell’orticaria cronica, è un’anomala funzione cellulare: ci possono essere anomalie di numero, struttura o di funzione di basofili e mastociti in alcuni pazienti con CU. Nel 1974 Greaves et al osservarono che i basofili dei pazienti con orticaria cronica sono iporesponsivi e che i basofili nel sangue di pazienti con orticaria cronica avevano una diminuita degranulazione se stimolati con anticorpi anti-IgE. Recenti studi hanno riesaminato questa osservazione e i dati emersi suggeriscono un'anomalia nella trasduzione del segnale nei basofili dei pazienti con orticaria cronica. Vonakis et al. hanno riportato un’iporeattività in una sottopopolazione di pazienti con orticaria cronica, attribuita a un’eccessiva attività di SHIP. SHIP 1e2 sono due regolatori negativi del segnale attraverso FcɛRIα e defosforilano una chinasi come Syk (regolatore positivo della trasduzione del segnale): portano quindi a una diminuita reattività delle cellule.
Sono state identificate due sottopopolazioni di basofili (reattivi vs iporeattivi) che non correlano con i pazienti cosiddetti autoimmuni rispetto a quelli considerati idiopatici. La ridotta capacità di risposta è una conseguenza dell’orticaria piuttosto che una causa. I difetti nel signaling possono costituire il fattore causale in un sottogruppo di pazienti con orticaria cronica e portare alla formazione di pomfi spontanei: questo potrebbe spiegare la presenza della orticaria cronica in un certo numero di pazienti che non sembrano avere autoanticorpi contro FcɛRIα, mentre altri pazienti potrebbero possedere sia gli autoanticorpi che i difetti di signaling intracellulare.

Per quanto riguarda gli alimenti, il ruolo dei componenti alimentari nell’orticaria cronica è controverso perché allergie a cibi o additivi non sono comuni in questi pazienti e il tasso di remissione delle diete di eliminazione varia dal 30% al 90%. Forse alcuni pseudoallergeni (coloranti alimentari artificiali, conservanti, edulcoranti, composti aromatici nel vino, pomodori e spezie, fenoli come l’acido p-idrossibenzoico, i salicilati ecc) possono esacerbare una preesistente orticaria.
Solo 2 su 100 pazienti con orticaria cronica, sottoposti a single blind challenge test con 11 dei più comuni additivi, hanno presentato una risposta positiva con pomfi e prurito e a questi è stato eseguito un test double blind placebo-controlled challenge, che è risultato negativo.
In conclusione sembra che i cibi e gli additivi alimentari costituiscono una rara causa di orticaria cronica e quindi non è raccomandata una dieta di eliminazione.


Diagnosi
Nell’orticaria acuta non è necessario condurre indagini diagnostiche perché molto spesso va incontro a remissione spontanea e spesso è sufficiente l’anamnesi per identificare la causa (infezioni acute, farmaci, cibo). Ulteriori approfondimenti diagnostici dovrebbero essere eseguiti solo in caso di una sospetta allergia.

In base alle ultime linee guida per quanto riguarda l’orticaria cronica, la procedura diagnostica consta in due step:
1.      In base all’anamnesi, eseguire test per autoreattività, allergie alimentari o ad additivi (si fanno, anche se i casi sono rarissimi, perché il paziente è convinto che esista una correlazione tra allergia alimentare e orticaria cronica), infezioni croniche o test di provocazione cutanea se si sospetta un’orticaria fisica
2.      Escludere patologie infiammatorie (VES, PCR, emocromo con formula), l’orticaria vasculitica (IL-1 nella patogenesi), l’angioedema ereditario e l’angioedema causato da ACE inibitori (bradichinina nella patogenesi); escludere anche l’assunzione di farmaci (FANS) attraverso la sospensione della terapia
Se il paziente con pomfi ricorrenti riferisce anche dolori articolari, malessere e febbre dndd, va sospettata una patologia autoinfiammatoria come la sindrome febbrile periodica associata a criopirina (rara malattia genetica con difetto nel gene CIAS1 che codifica per la criopirina, proteina coinvolta nell’apoptosi: è caratterizzata dalla sovraproduzione de IL-1 e si manifesta con un quadro di orticaria) o la sindrome di Schnitzler (rara patologia con lieve prevalenza maschile, esordisce intorno ai 50 anni ed è caratterizzata da eruzione cutanea orticarioide, febbri eruttive ricorrenti, dolori ossei o articolari, ingrossamento dei linfonodi, presenza di componenti monoclonali IgM, leucocitosi e risposta infiammatoria sistemica).
Normalmente la durata dei pomfi dell’orticaria varia tra le 2 e le 24 ore, se durano per più di 24 ore e danno una sensazione di bruciore più che di prurito, è un segno di orticaria vasculitica ed è necessaria una biopsia per la diagnosi di certezza.
Se il paziente ha angioedema ricorrente senza pomfi, è possibile che si tratti di angioedema mediato da bradichinina: per la diagnosi differenziale tra angioedema ereditario (dovuto a deficit di C1-inibitore) o acquisito, è fondamentale l’anamnesi per sapere se il paziente ha assunto ACE inibitori ed è necessario effettuare i test di laboratorio (dosaggio e funzione di C1-inibitore o C4).
I test di laboratorio per lo screening di routine dell’orticaria cronica sono molto controversi. Possono essere effettuati studi della tiroide, nelle donne o in pazienti con storia di malattie della tiroide o altre patologie autoimmune. Può essere fatta una valutazione del sistema del complemento nell’angioedema e nei pazienti con pomfi della durata >24h. Altri test sono indicati se vi è un'anomalia agli iniziali test di screening o se è sospettato una patologia specifica. I test per la misurazione di fattori sierici rilascianti istamina e per la valutazione di specifici autoanticorpi (anti-recettore IgE e anti-IgE) sono eseguiti solo da alcuni centri di ricerca.
Le indagini ematochimiche più utilizzate comprendono:
·         Emocromo con formula
·         Proteina C reattiva
·         VES
·         Fibrinogeno
·         D-dimero
·         Elettroforesi proteica, dosaggio IgG, IgA, IgM, IgE
·         ANA
·         TSH, anticorpi anti-tiroide (anti-tireoperossidasi, anti-tireoglobulina, anti-recettore TSH)
·         Anticorpi anti-transglutaminasi e anti-gliadina
·         Triptasi
·         Frazioni del complemento C3 e C4
·         Antigeni di Helicobacter pylori nelle feci con esame parassitologico
Nella pratica clinica, la presenza di fattori in circolo che inducono la liberazione di istamina è dimostrata mediante l’iniezione intradermica di siero e plasma autologo. La positività di questo test permette di porre diagnosi di orticaria cronica autoimmune e fornisce una spiegazione patogenetica della malattia, rendendo superflua la ricerca di un’allergia alimentare o di un focus infettivo.
Deve essere valutata l’eventuale coesistenza di una patologia tiroidea e di altre patologie autoimmuni più rare (LES, Sjögren), così come deve essere indagata la coesistenza di un’ipersensibilità all’acido acetilsalicilico o ad altri antinfiammatori non steroidei.

La diagnosi differenziale viene posta con:
·         Esantemi orticarioidi iatrogeni (distribuzione bilaterale e simmetrica; durata > 24 ore)
·         Esantemi orticarioidi virali (distribuzione bilaterale e simmetrica; durata >24 ore; prurito modesto)
·         Pemfigoide bolloso
·         Dermatiti da causa esogena
·         Criopirinopatie
·         Sindrome di Well’s
·         Patologie infiammatorie
·         Orticaria vasculitica
·         Angioedema ereditario

L’orticaria vasculite è una malattia cronico-recidivante che si manifesta con pomfi (durata > 24h), urenti ad evoluzione ecchimotico (iperpigmentaria); si possono associare porpora e altre lesioni da vasculite cutanea dei piccoli vasi.
Le sedi più frequentemente colpite sono gli arti inferiori (prossimali) ed il tronco.
Può associarsi a sintomi sistemici quali febbre, artrite e altri sintomi da coinvolgimento extracutaneo (linfoadenopatia, epatosplenomegalia, dolore addominale, dispnea, malattia polmonare ostruttiva cronica, glomerulonefrite, congiuntivite, uveite, episclerite).
Dal punto di vista clinico, l’orticaria ha un aspetto molto differente, tendente al violaceo; possono essere presenti edemi circoscritti e necrosi tissutali.
Sono distinte due forme:
·         Normocomplementemica (NUV): caratterizzata da minimo o assente coinvolgimento sistemico e decorso benigno
·         Ipocomplementemica (HUV): caratterizzata da coinvolgimento multi-viscerale e decorso più aggressivo. Sono presenti autoanticorpi diretti contro la regione collagenica di C1q, con conseguente riduzione di C1q e attivazione della cascata complementare

Il pemfigoide bolloso è invece una dermatosi bollosa autoimmune causata da autoanticorpi diretti contro antigeni emidesmosomiali (BP 180 e BP 230).
Colpisce prevalentemente soggetti in età avanzata.
Le bolle possono essere precedute da lesioni orticarioidi (finchè non escono le bolle può essere difficile la diagnosi differenziale con l’orticaria; tuttavia, una volta sviluppate le bolle, la diagnosi diviene semplice, in quanto nell’orticaria non si sviluppano mai).
Le lesioni orticarioidi durano più di 24 ore e tendono a confluire.

  
Terapia
Identificazione ed eliminazione dell'agente causale.
Se non possibile riduzione fattori scatenanti: aspirina, alcolici, stress fisici e psichici sostanze istamino-liberatrici (tiramina in crostacei, vini rossi, formaggi stagionati), additivi alimentari.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, in prima linea si utilizzano gli antistaminici H1 non sedativi di nuova generazione a dosaggio standard (l’orticaria cronica risponde agli antistaminici nell’88% dei casi). Se i sintomi non vengono controllati in 2 settimane si può aumentare il dosaggio fino a 4 volte e, in caso di effetto insoddisfacente dopo 1-4 settimane, si possono aggiungere antileucotrienici o cambiare antistaminico. In caso di esacerbazione dei sintomi si possono somministrare steroidi sistemici (generalmente 25 mg di prednisone a scalare per 3-7 giorni). Solo in 4° linea si somministrano farmaci come la ciclosporina e l’omalizumab (è un anticorpo anti IgE che funziona con meccanismo sconosciuto, non essendo quasi mai l’orticaria una malattia IgE mediata).
Si possono somministrare corticosteroidi per via topica? No, perché l’orticaria presenta lesioni a sede variabile (bisognerebbe continuamente “rincorrere” la lesione).
I nuovi antistaminici presentano minori effetti collaterali su SNC e atropinici; sono pressochè sprovvisti di cardiotossicità e di interazioni farmacologiche rilevanti.




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