L’acido urico viene generato dalla
degradazione delle purine. Gli urati sono la forma ionizzata dell’acido urico
presenti nel plasma, nel liquido extracellulare e nel liquido sinoviale. Si
indica con il termine di iperuricemia la concentrazione di acido urico nel
plasma tale da permettere la sua saturazione e, pertanto, la sua precipitazione
nei tessuti; tale fenomeno si verifica per valori di acido urico plasmatico >7mg/dL.
La maggior parte dell’urato viene eliminato per via renale (60-75%) e la
restante parte viene eliminata soprattutto per via intestinale. Fisiologicamente
l’acido urico, filtrato dai glomeruli, è quasi totalmente riassorbito nel
tubulo prossimale. Il risultato netto di questo processo è l’escrezione di
circa il 10% dell’urato filtrato e il mantenimento delle normali concentrazioni
plasmatiche di urato.
L’iperuricemia può derivare da due meccanismi
principali (anche combinati tra loro come avviene nel caso dell’assunzione di
alcol che aumenta la sintesi di urato e può causare iperlattacidemia):
·
Aumento
della sintesi di urato (10%)
o Aumento del catabolismo delle purine: come
avviene in quelle situazioni in cui si verifica un aumento del ricambio
cellulare, ad esempio malattie mieloproliferative e linfoproliferative, mieloma
e altri tumori (soprattutto in corso di chemioterapia a causa della massiva
distruzione cellulare che ne consegue) ma anche policitemia vera, psoriasi
estesa e malattia di Paget. La dieta ha un’importanza molto meno rilevante.
o Deficit ereditari enzimatici: come nel caso
dell’aumento dell’attività della PRPP (fosforibosilpirofosfato) sintasi oppure
al deficit di HGPRT (ipoxantina guanina fosforibosiltransferasi) completo
(sindrome di Lesh-Nyhan) o incompleto (sindrome di Kelley-Seegmiller). Si
tratta in tutti i casi citati di condizioni molto rare legate al cromosoma X.
·
Riduzione
dell’escrezione di urato (90%)
o Aumento del riassorbimento: utilizzo di
diuretici (causa più frequente di iperuricemia ad eziologia nota) o altri
farmaci (etambutolo, ciclosporina A).
o Riduzione della secrezione: presenza di acidi
che competono con l’acido urico nel sistema di trasporto tubulare (chetoacidosi
diabetica, acidosi lattica, somministrazione di salicilati).
o Riduzione della filtrazione di urato: in
corso di insufficienza renale.
Tanto maggiore è la concentrazione plasmatica
di urato, maggiore sarà la probabilità di soffrire di gotta. Tuttavia si deve
considerare che solo il 10% dei pazienti con iperuricemia svilupperà
manifestazioni cliniche. Le manifestazioni cliniche classiche (altre
manifestazioni cliniche possono essere la litiasi renale e la nefropatia con ipertensione,
proteinuria, IRA ed IRC) comprendono una sequenza progressiva:
·
Iperuricemia
asintomatica: è definita dalla presenza di valori di uricemia >6-7mg/dL
senza manifestazioni cliniche. Il 90% dei pazienti con iperuricemia
asintomatica non presenterà manifestazioni cliniche, quindi nella maggior parte
di questi casi non è indicato il trattamento.
·
Artrite
gottosa acuta: l’esordio classico è datto dalla monoartrite acuta recidivante a
carico della 1° metatarso-falangea, tuttavia possono essere coinvolte anche
altre articolazioni come ginocchia, caviglie, polsi, gomiti e piccole
articolazioni della mano. L’attacco insorge di solito bruscamente durante la
notte, raggiunge l’acme in meno di 24 ore e si accompagna spesso a segni
infiammatori molto intensi (tumor, rubor, calor, dolor e functio laesa) con
possibile comparsa di febbre. La durata del quadro è di qualche giorno,
risolvendosi anche senza trattamento in 5-10 giorni e di regola non dura mai
più di 2 settimane. Occasionalmente, dopo molteplici episodi, l’attacco può divenire
poliarticolare. Il meccanismo per cui si produce l’artrite gottosa acuta è
l’interazione tra i cristalli di urato e i PMN che tendono ad inglobare i
cristalli. Spesso la causa delle riacutizzazioni sono eventi stressanti come
traumatismi, infezioni, ricoveri ospedalieri, alcol, farmaci ecc. Dopo il primo
attacco solitamente si presentano ricadute (il 75% dei pazienti presenta una
seconda crisi nei 2 anni successivi). La diagnosi di certezza di artrite
gottosa acuta si effettua eseguendo l’esame del liquido sinoviale
dell’articolazione affetta.
·
Gotta
intercritica: periodi asintomatici tra un episodio di artrite gottosa acuta e
l’altro.
·
Gotta
tofacea cronica: si verifica dopo circa 10 anni in caso di un non corretto
trattamento. I tofi sono granulomi formatisi intorno al deposito di cristalli
di urato monosodico. Possiedono grande capacità erosiva e si localizzano più
frequentemente a livello della 1° metatarso-falangea, delle articolazioni della
mano, dei tendini (es tendine achilleo), del gomito o del padiglione
auricolare. L’alterazione radiologica tipica è un’erosione ossea generalmente
rotonda con bordi ben definiti (“a scoppio di granata”) circondata da un bordo
sclerotico.
Il trattamento risulta differente a seconda
della fase della malattia:
·
Iperuricemia
asintomatica: non è indicato alcun trattamento. Se individuabile una causa occorre
correggere i fattori eziologici
·
Artrite
gottosa acuta: non va mai intrapresa la terapia ipouricemizzante al fine di
evitare brusche variazioni dei livelli plasmatici di acido urico che potrebbero
provocare un peggioramento della sintomatologia.
o FANS: indometacina e naprossene mantenuti per
3-4 giorni dalla scomparsa dei segni di infiammazione
o Colchicina: 1mg 1cp da aumentare di 1cp dopo
1h in caso di scarso beneficio iniziale (l’effetto collaterale più diffuso è
rappresentato da diarrea e dolore addominale)
o Glucocorticoidi: prednisone 30-35mg a scalare
dopo 3-5 giorni
o Riposo
o Crioterapia con moderazione
·
Gotta
intercritica e gotta tofacea cronica: si devono ridurre i livelli di uricemia
mediante farmaci in grado di ridurre la sintesi di acido urico (allopurinolo o
febuxostat, entrambi substrati della xantina ossidasi) e di aumentare la sua
eliminazione renale (uricosurici controindicati nei pazienti con nefrolitiasi e
insufficienza renale e non disponibili in Italia come benzobromarone,
sulfinpirazone e probenecid). Prima di iniziare il trattamento con agenti
riduttori degli urati il paziente non deve presentare nessun segno di
infiammazione e deve aver iniziato la terapia con colchicina come profilassi
per un’eventuale riacutizzazione articolare dovuta alla variazione della
concentrazione dell’urato plasmatico. Il trattamento con ipouricemizzanti o
uricosurici si manterrà a vita, con dosi basse di colchicina per i primi 6-12
mesi, fino alla normalizzazione dei livelli di uricemia. Il ruolo della dieta è
limitato; in ogni caso il consiglio dietetico è importante e verrà sconsigliata
l’assunzione di birra e altre bevande alcoliche, bevande zuccherine, insaccati,
eccessivo consumo di alici, crostacei, molluschi e caviale, mentre verrà
suggerita l’assunzione di latticini poco stagionati ed a basso contenuto di
grassi.
o Allopurinolo: indicato nei pazienti
normosecretori a dosi di 100mg/die da aumentare di 100mg dopo 2-4 settimane
fino al raggiungimento del valore target di acido urico pari a <6mg/dL. Gli
effetti collaterali più frequenti sono rappresentati da eruzioni cutanee,
malessere digestivo, diarrea e cefalea. L’interazione farmacologica più
importante è quella con la 6-mercaptopurina e l’azatioprina (inattivati dalla
xantina ossidasi) dei quali l’allopurinolo è in grado di allungare l’emivita e
potenziarne gli effetti
o Febuxostat: presenta una maggiore potenza dell’allopurinolo
e viene somministrato a dosi di 80-120mg/die solo in caso di fallimento della
terapia con quest’ultimo.
·
Nefrolitiasi:
assumere acqua per creare un volume urinario di almeno 2 litri/die, alcalinizzare
le urine con bicarbonato sodico o acetazolamide per aumentare la solubilità
dell’acido urico, somministrare allopurinolo per ridurre l’uricemia.
·
Nefropatia
cronica da urato: trattare con allopurinolo.
·
Nefropatia
acuta da acido urico: idratazione intravenosa intensa per diluire l’acido
urico, furosemide per aumentare il flusso urinario, acetazolamide e bicarbonato
sodico per via orale al fine di alcalinizzare le urine, allopurinolo per
ridurre la sintesi di acido urico.
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