Con il termine di fratture di polso si definiscono le fratture della porzione distale delle due ossa dell’avambraccio. Consistono essenzialmente nelle fratture dell’estremità distale del radio (EDR), essendo le fratture dell’ulna meno frequenti e di minor rilievo clinico. Le fratture dell’EDR sono molto frequenti e rappresentano fino a 1/6 circa del totale delle fratture. L’incidenza è maggiore nel sesso maschile fino ai 30 anni, equivalente nei due sessi fra 30 e 50 anni ed infine a netta prevalenza femminile dopo i 50 anni. Tali fratture derivano in prevalenza da traumi a bassa energia come le cadute al suolo sull’arto superiore, ma nei giovani sono spesso conseguenza di incidenti stradalo o traumi da precipitazione.
Le fratture del polso
(radio distale) sono state classificate con eponimi di ampia diffusione e
longevità:
· Frattura
di Pouteau-Colles: frattura con scomposizione dorsale (e radiale) del frammento
distale (associata, nel 50% dei casi, a frattura della stiloide ulnare). Queste
fratture sono suddivise, secondo la classificazione di Frykman, in:
o
Tipo I: extra-articolare.
o
Tipo II: extra-articolare con
coinvolgimento della stiloide ulnare.
o
Tipo III: radio-carpica intra-articolare.
o
Tipo IV: radio-carpica intra-articolare
con coinvolgimento della stiloide ulnare.
o
Tipo V: radio-ulnare distale
intra-articolare.
o
Tipo VI: radio-ulnare distale
intra-articolare con coinvolgimento della stiloide ulnare.
o
Tipo VII: radio-carpica e radio-ulnare
distale intra-articolare.
o
Tipo VIII: radio-carpica e radio-ulnare distale
intra-articolare con coinvolgimento della stiloide ulnare.
· Frattura
di Smith-Goyrand (o Colles inversa): frattura con scomposizione volare (ed
ulnare) del frammento distale.
· Frattura
di Barton: frattura articolare con presenza di grosso frammento dorsale e
sublussazione del carpo.
· Frattura
di Barton inversa: frattura articolare con presenza di grosso frammento volare
e sublussazione del carpo.
· Frattura
di Hutchinson (o dell’autista): frattura della stiloide radiale (provocata
dalla compressione dello scafoide sull’apofisi stiloidea del radio).
Tra le classificazioni
moderne, la più completa è certamente quella dell’AO, che si basa sulle
caratteristiche radiografiche della frattura e definisce tre grandi categorie:
· Tipo
A: fratture extra-articolari (non coinvolgono la superficie articolare della
radio-carpica né della radio-ulnare distale).
o
A1: frattura extra-articolare dell’ulna
con radio integro.
o
A2: frattura extra-articolare semplice del
radio.
o
A3: frattura extra-articolare
pluriframmentaria del radio.
· Tipo
B: fratture articolari parziali (interessano una parte soltanto della
superficie articolare, mentre la porzione restante rimane continua con la
diafisi).
o
B1: frattura sagittale del radio (stiloide).
o
B2: frattura del margine dorsale del radio
(Barton).
o
B3: frattura del margine volare del radio
(Barton inversa).
· Tipo
C: fratture articolari complete (la superficie articolare è interrotta e
completamente separata dalla diafisi).
o
C1: frattura del radio articolare semplice
e metafisaria semplice.
o
C2: frattura del radio articolare semplice
e metafisaria complessa.
o
C3: frattura del radio articolare
pluriframmentaria.
Fernandez ha invece
elaborato una classificazione basata sul meccanismo di lesione più che sulle
caratteristiche radiografiche della frattura, ritenendo che la forza e la
direzione dell’agente traumatico siano in relazione con le lesioni associate
come le lesioni dei legamenti del polso e le sublussazioni o lussazioni delle
ossa carpali. La classificazione di Fernandez riconosce quindi 5 gruppi
principali:
· Tipo
I: fratture da flessione.
o
Si verificano quando una caduta sul palmo
della mano trasmette a livello di una delle corticali metafisarie radiali una
violenta tensione che ne provoca il cedimento, mentre sul lato opposto si
realizza una compressione in grado di produrre, oltre all’interruzione della
corticale, una comminuzione di grado variabile. Se la caduta avviene ad
avambraccio pronato, la compressione agisce sulla corticale dorsale e si
realizza una frattura di Colles; se la caduta avviene all’indietro con
avambraccio supinato e gomito esteso, la compressione agisce sulla corticale
volare e si realizza una frattura di Goyrand.
· Tipo
II: fratture da taglio della superficie articolare.
o
Si realizzano in genere in pazienti
giovani quando un meccanismo simile a quello che provoca la frattura di Goyrand
determina il distacco del margine anteriore della superficie articolare del
radio provocando una frattura di Barton inversa.
· Tipo
III: fratture da compressione della superficie articolare.
o
Conseguono in genere a traumi ad alta
energia che trasmettono violente sollecitazioni assiali sulla superficie
articolare del radio, provocando fratture articolari complete con grado di
comminuzione proporzionale alla forza applicata.
· Tipo
IV: fratture da avulsione.
o
Derivano dalla trazione esercitata dai
legamenti a livello delle inserzioni al radio e possono associarsi a lussazioni
perilunari del carpo o radio-carpiche. Consistono in fratture articolari
parziali (Barton, stiloide).
· Tipo
V: fratture combinate.
Per quanto riguarda il
quadro clinico, le fratture di Colles si manifestano con un’alterazione del
profilo del polso che presenta sul piano sagittale una deformità “a dorso di
forchetta” e sul piano frontale una deformità “a baionetta”, dovute allo
spostamento in direzione rispettivamente dorsale e radiale del frammento
dell’epifisi. Le fratture di Goyrand presentano sul piano sagittale una
deformità opposta, dovuta allo spostamento volare del frammento distale che
appare anche pronato rispetto alla diafisi. L’esame della motricità e della
sensibilità della mano è importante per escludere lesioni associate a carico
dei tendini e del nervo mediano (che può risultare compresso dall’ematoma o dai
frammenti della frattura).
Lo studio RX richiede
l’esecuzione di proiezioni standard che vanno ripetute, in caso di importante
scomposizione, dopo la riduzione della frattura per una corretta
interpretazione e classificazione della lesione. La semeiotica radiografica di
queste lesioni prevede la misurazione di alcuni parametri essenziali per porre
una diagnosi precisa e per orientare il trattamento:
· L’angolo
di inclinazione ulnare della superficie articolare del radio si misura sulla
proiezione dorso-volare ed è compreso tra la tangente alla glena del radio e la
perpendicolare al suo asse longitudinale. È in media di 22°.
· L’angolo
di inclinazione volare della superficie articolare del radio (“tilt volare”) si
misura sulla proiezione laterale ed è compreso, come nel caso precedente, tra
la tangente alla glena del radio e la perpendicolare al suo asse longitudinale.
È in media di 11°.
· L’indice
radio-ulnare distale misura sulla proiezione dorso-volare la lunghezza relativa
delle ossa dell’avambraccio. È in media di -1 mm (essendo il valore negativo
espressione della lunghezza minore dell’ulna rispetto al radio; assume un
valore positivo di entità variabile in caso di accorciamento del radio dopo la
frattura).
La TC è utilizzata nelle
fratture articolari complesse per studiare il numero preciso e la scomposizione
dei frammenti.
Per quanto riguarda la
terapia, le fratture composte possono essere trattate con apparecchio gessato
antibrachio-metacarpale per 30 giorni. Nelle fratture scomposte l’indicazione
al trattamento dipende dalla riducibilità e dalla stabilità della frattura. Il
trattamento conservativo è indicato nelle fratture riducibili con manovre
esterne e stabili dopo la riduzione. L’apparecchio gessato deve essere
brachio-metacarpale e può essere rimosso dopo 40 giorni. Il trattamento in
gesso di una frattura instabile va evitato poiché costringe a bloccare il polso
in una posizione estrema di flessione e inclinazione ulnare per impedire la
scomposizione secondaria della frattura (ciò può determinare decubiti,
compressioni nervose o favorire l’insorgenza di una sindrome algo-distrofica).
Esiste inoltre l’eventualità di una scomposizione secondaria, per cui è
necessario controllare ripetutamente con RX in gesso, a 2,7 e 15 giorni, il
mantenimento della riduzione. Per tutti questi motivi è necessario individuare
le fratture instabili (i criteri di instabilità includono: angolazione dorsale
> 20°; comminuzione della corticale metafisaria; presenza di una rima di
frattura intra-articolare; accorciamento del radio > 4mm; frattura della
testa o del collo dell’ulna) e procedere all’osteosintesi per stabilizzare la
frattura dopo la riduzione. L’osteosintesi si avvale di fili di Kirschner
percutanei nelle fratture instabili che possono essere ridotte con manovre
esterne (la contenzione può essere ottenuta con un apparecchio gessato). Nei
casi con comminuzione della metafisi esiste il rischio di un accorciamento
secondario in gesso che può essere prevenuto applicando un fissatore esterno di
tipo monoassiale “a ponte” sull’articolazione. In queste circostanze è sempre
più frequente il ricorso alla riduzione cruenta della frattura seguita
dall’osteosintesi mediante placca “a stabilità angolare”, in cui le viti sono
avvitate alla placca stessa (conferendo al montaggio grande stabilità anche in
casi di comminuzione e riducendo i tempi di immobilizzazione). L’applicazione
di un innesto osseo autologo nella sede della comminuzione consente in questi
casi di accelerare il processo di consolidazione. Se la frattura presenta
frammenti non riducibili in modo incruento, è necessario procedere alla
riduzione chirurgica con accesso dorsale o volare in base alla scomposizione
dei frammenti. Per la fissazione vengono utilizzate placche “a stabilità
angolare” che riproducono l’anatomia del radio e vengono in genere posizionate
in sede volare (le fratture marginali volari, gruppo B3 dell’AO, sono altamente
instabili e c’è sempre l’indicazione all’osteosintesi mediante placca volare).
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